Dialetto bergamasco – pillole linguistiche per i turisti di Bergamo

 

“L’italiano va bene per scrivere, dove non serve la voce,  ma per raccontare un fatto ci vuole la lingua nostra che incolla bene la storia e la fa vedere.” – Erri De Luca, scrittore italiano

Dialetto bergamasco – Le lingue crescono, muoiono, mutano e si diffondono seguendo la storia e le azioni dei loro parlanti. Ogni volta che si visita un posto nuovo, bisogna ricordarsi di prestare attenzione al ruolo della lingua all’interno della quotidianità cittadina. Occorre individuare l’eco delle manifestazioni linguistiche ancora ben salde e presenti nella vita della comunità dialettale. È per questo che oggi abbiamo deciso di raccontare Bergamo in un’ottica del tutto diversa: fai un tuffo nel passato e vieni a scoprire le origini del dialetto bergamasco!

Avrai modo di arricchire la tua esperienza da turista soffermandotu su paesaggi, personaggi, avvenimenti e tradizioni che hanno fatto la storia di questa splendida città. Buona lettura!

Dialetto bergamasco  – la storia

Il bergamasco, insieme al bresciano e al cremasco, è un dialetto originario della regione Lombardia ed appartenente al ceppo linguistico delle lingue gallo-italiche. Attualmente viene parlato, in tutte le sue diverse varietà e sfumature, nel territorio della provincia di Bergamo e parzialmente nell’area cremasca. La storia del dialetto bergamasco trova le sue origini nel latino volgare innestato sulla precedente lingua celtica parlata dai Galli.

Ovviamente, nel corso del tempo tale varietà linguistica ha subìto varie modifiche. Le più importanti sono avvenute durante le dominazioni longobarde che comportato la presenza di terminologie germaniche. Ecco qualche esempio:

  • abresiàs: rattristarsi, dal tedesco abbrechen, “abbattere”
  • banca: panca, dal germanico bank
  • bala: palla, dal germanico balla
  • bülo: gradasso, dall’alto tedesco bule “amico intimo”
  • lóbia: ballatoio, dal germanico lauba, “portico”

Dialetto bergamasco – la mediazione culturale

Le prime attestazioni risalgono al Basso Medioevo grazie ad alcuni atti di transazioni private. Esistono tuttavia diversi componimenti poetici appartenenti al XIII secolo che evidenziano l’ingente presenza del bergamasco anche in ambito letterario. L’opera di mediazione culturale fatta da scrittori, notai e uomini di cultura ha permesso al dialetto di rafforzarsi e diffondersi.

In questo senso, nel XIV secolo nacquero interessanti glossari ed eserciziari impiegati per facilitare la traduzione dal dialetto al latino e viceversa. Storicamente, però, durante il Medioevo l’Italia consacrò il dialetto toscano a unica variante usata per gli scambi comunicativi tra le varie regioni e in diversi contesti sociali.

È proprio da quel momento che la gente iniziò a utilizzare il bergamasco solo a livello locale. Per gli scritti ufficiali, invece, si tendeva a prediligere il cosiddetto italiano standard, che trovò il suo riconoscimento ufficiale soprattutto grazie all’unificazione politica territoriale avvenuta nel 1861.

Dialetto bergamasco – non solo tra gli anziani

Se è vero che oggi sono le persone anziane a servirsi  del dialetto, non bisogna dimenticare che in certe situazioni anche i giovani amano utilizzare la ricchezza del bergamasco. Il motivo? Il dialetto bergamasco permette di esprimersi, sfogarsi e comunicare in maniera diretta e concreta. Nella sfera privata e familiare, non è raro ascoltare qualche proverbio o parola dialettale, specialmente quando entrano in gioco discussioni animate.

Qualunque marito bergamasco si è sentito dire – almeno una volta nella sua vita – l’espressione Dìghel al tò scèt. Questa espressione viene in genere pronunciata dalla moglie a seguito di una bravata fatta dal proprio figlio. Inoltre, è celebre la frase Fam mia dà fò, che si usa quando ci si trova nel bel mezzo di una pesante litigata.

Gran parte degli italiani conosce poi il simpatico termine che caratterizza un bergamasco doc: il celebre pota. Questo termine viene spesso impiegato a mo’ di riempitivo o in sostituzione di altre espressioni più lunghe ed elaborate. In effetti, pota racchiude al suo interno molteplici significati (sostanzialmente, d’altra parte, in verità) e cerca di dimostrare l’ovvietà di una situazione.

In realtà, ci sono moltissime espressioni che le persone nate e cresciute a Bergamo sono solite ascoltare e ripetere fin da piccoli. Al fa mia frècc o al piöf amò si dicono quando si parla del tempo meteorologico, soprattutto durante la stagione autunnale. Diversi sono i modi di dire legati al mondo naturale e contadino: questo dimostra come il popolo bergamasco sia profondamente attaccato alle sue terre.

Dialetto bergamasco –  il dizionario bilingue

Insomma, il bergamasco è ancora vivo e vegeto, e si presta a diversi usi a seconda dello scambio comunicativo. Questa è una delle ragioni che hanno portato alla creazione di un dizionario bilingue, italiano-bergamasco. Realizzato nel 2004 ad opera di Carmelo Francia e Emanuele Gambarini, questo vocabolario racchiude la storia, il folclore e le tradizioni locali bergamasche.

È un risultato importantissimo perché testimonia l’esistenza del dialetto cercando di rimuoverne stereotipi e preconcetti (ruralità, analfabetismo, ignoranza, inferiorità e povertà). Sebbene a scuola non vengano impartite lezioni di dialetto, le generazioni moderne non sono del tutto digiune di bergamasco, vuoi per merito di nonni e genitori, vuoi per via di quelle espressioni colloquiali incorporate nell’italiano corrente.

Dialetto bergamasco – la cucina

Ma il bergamasco è una lingua versatile che trova spazio e importanza anche per quanto riguarda la cucina tradizionale e le ricette appartenenti alla realtà contadina. E così, se vuoi visitare la provincia di Bergamo e  scoprire le prelibatezze del territorio bergamasco, è bene imparare qualche termine “tecnico” legato all’ambito culinario. Prova il gustoso baccalà bertagnì, assaggia le morbide foiàde e degusta le dolci frìtole.

Non potrai lasciare questa città senza aver assaporato le specialità del territorio! Ritaglia del tempo per recarti in qualche ristorantino caratteristico e assaggiare la lepre in salmì, i famosi casoncèi, la soffice turta Donizètinsomma, buon appetito e buon bergamasco!

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