Storia e tradizioni di Bergamo: Arlecchino e Gioppino

 

Tra le maschere bergamasche ci sono loro, Arlecchino e Gioppino! Nell’articolo di oggi andiamo a scoprire la loro storia e alcune curiosità legate a questi simpatici personaggi. Buona lettura!

Arlecchino e Gioppino: maschere bergamasche

Una delle attrazioni turistiche più importanti della Valle Brembana è sicuramente la casa di Arlecchino. Si tratta di un edificio quattrocentesco, dalla solida architettura, situato nel piccolo borgo di Oneta, a non molta distanza da San Giovanni Bianco. La tradizione locale vuole che qui fu dove nacque Arlecchino, o meglio Alberto Ganassa,  celebre maschera dal costume aderente costituito da triangoli variopinti (rossi, verdi, gialli e azzurri).

Sulle origini di Arlecchino, figura contesa tra Bergamo, Mantova e Venezia non c’è un vero e proprio consenso. Tuttavia, nella seconda metà dell’Ottocento lo storico Ignazio Cantù avvalorò i natali bergamaschi nella sua opera Bergamo e il suo territorio. Pare che la famosa maschera della Commedia dell’Arte prese corpo sulle sponde del Brembo, dove si dice vivesse un bambino talmente povero (il futuro Arlecchino) che non poteva permettersi dei vestiti. La madre, allora, era costretta a rattoppare il vestito fino a quando questo non divenne un abito multicolore.

Sempre secondo la tradizione, le origini di un’altra nota maschera, Brighella, compare di Arlecchino, sarebbero da ricercare invece a Bergamo Alta. Piccola curiosità su questo buffo servo: il nome deriva dalla parola “briga”, e cioè “lite”; non a caso il termine sta a indicare il carattere del personaggio, un attaccabrighe insolente e litigioso. Infine, non possiamo dimenticarci di un altro importante elemento tradizionale bergamasco, il mitico Gioppino.

Tradizioni bergamasche: Arlecchino e Gioppino

Comparso sulla scena mentre l’esercito di Napoleone si impadroniva di Bergamo, ponendo fine così alla secolare dominazione veneta, dall’Ottocento Gioppino, in bergamasco Giopì, è protagonista incontrastato del teatro dei burattini. Qui interpreta i malumori  e le inquietudini della gente di campagna nei confronti chi vive in città.

A Bergamo le idee rivoluzionarie d’oltralpe avevano attecchito rapidamente, a differenza di quanto avveniva in provincia. Gioppino è  un po’ conservatore e un po’ reazionario; povertà e carestia sono all’origine della sua fame insaziabile, mentre il suo elementare senso di giustizia lo spinge a far largo uso del suo robusto bastone, con il quale distribuisce sonore legnate. E il pubblico entusiasta, lo applaude, acclamandolo come un eroe.

Il grande Benedetto Ravasio fu uno dei più grandi burattinai a mettere in scena le intrepide avventure del nostro beneamato Giopì.

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