Alla scoperta di Dalmine – storia e curiosità

“L’aria forte riempie le piazze, ossigeno e aroma hanno la falcata del Colleoni. Bergamo così ti accoglie” – Umberto Carantani, poeta lombardo

Le origini dello stemma di Dalmine 

Osservando lo stemma della città di Dalmine, notiamo un bel camoscio sopra un terreno erboso e un delicato giglio d’argento. Ma cosa simboleggia questo animale, comune più nelle valli bergamasche che sul suolo dalminese? E come mai venne scelto proprio il giglio?

In realtà gli elementi decorativi che spiccano sullo stemma di Dalmine sono legati alla famiglia Camozzi. I Camozzi succedettero ai Canonici di Santo Spirito di Bergamo nei possedimenti terrieri di Sabbio alla fine del Settecento.

La nascita del gruppo Tenaris

Data l’influenza storica e politica dei Camozzi sul territorio dalminese, si decise di optare per il camoscio e il giglio, elementi che compaiono anche sulle pezze araldiche della famiglia. In particolare, i Camozzi concessero la propria villa come sede del primo Comune della città. Decisero poi di vendere i propri terreni alla società Anonima Dalmine, dove oggi sorgono gli attuali stabilimenti del gruppo Tenaris.

Lo stemma prese vita negli anni 1948-1952, periodo in cui si cercava di trovare un simbolo che accomunasse i tre paesi che nel 1927 avevano deciso di unirsi per formare la realtà dalminese: Mariano, Sabbio e Sforzatica.

A dimostrazione delle antiche origini dei centri dalminesi, sullo stemma di Dalmine risalta un’altissima torre, tipica costruzione di epoca medievale. La storia della città si basa sulla continua ricerca di un equilibrio fra il pluralismo urbanistico e la linearità del mondo agricolo, fra l’ascesa del settore secondario e i graduali rinnovamenti delle attività rurali.

Il processo continuò senza sosta finché non sopraggiunse la Seconda Guerra Mondiale, e con essa, uno degli episodi più tragici della storia locale. Era il 6 luglio 1944 quando gli Alleati decisero di bombardare i territori dalminesi e lo stabilimento siderurgico di recente costruzione, provocando la morte di 278 persone e ferendone altre 800.

Lo sviluppo del territorio dalminese

I monumenti ai caduti posti all’esterno della fabbrica e presso la chiesa parrocchiale, visibili ancora oggi, segnano una delle pagine più drammatiche di Dalmine. A partire dagli anni ’50 la città ritrovò le forze per incrementare l’economia locale e diventare così un centro commerciale e industriale degno di nota.

Con il boom economico degli anni ’60, la popolazione aumentò enormemente, e poco alla volta il precario equilibrio tra settore primario e secondario dovette cedere il passo all’avvento del terziario. Tra le altre cose, ricordiamo la nascita del quartiere di Brembo, risalente al 1963 e l’acquisizione dei territori di Guzzanica, evento che accrebbe le dimensioni geografiche e la popolazione della città.

Dalmine tra passato e presente

Sebbene oggi Dalmine sia considerato uno dei poli industriali più significativi della regione Lombardia, le attività agricole costituiscono ancora una fetta importante dell’economia locale. Ne è un esempio la tradizionale Benedizione di Sant’Antonio Abate, avvenimento storico che si tiene ogni anno a Mariano, quartiere di Dalmine.

In tale occasione, un centinaio di cavalli accompagnati da carrozze e trattori storici sfilano per le vie del centro urbano. La gente del posto richiede la protezione di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali, nella speranza di una proficua attività lavorativa. Un richiamo alla memoria delle antiche usanze contadine.

Per approfondire la storia di Dalmine, prova a consultare questo articolo: Dalmine personaggi celebri
Ti è piaciuto l'articolo? Condividi su: