Giacomo Quarenghi – architettura bergamasca in giro per il mondo

Lo stile e l’ingegno bergamasco a San Pietroburgo: la storia di Giacomo Quarenghi, architetto di Rota Imagna amato dagli zar di Russia.

A Bergamo c’è un istituto specializzato nella costruzioni per l’ambiente e il territorio che è dedicato alla figura di Giacomo Quarenghi. Di questo personaggio la zarina Caterina la Grande affermava che nel suo lavoro era “molto accurato, serio, preciso, affidabile”. “Lavorava come un cavallo”, era  talmente diligente da divenire uno degli artisti prediletti nelle corti settecentesche.

Lo stile di Palladio era il modello di riferimento per Quarenghi, e, proprio come l’architetto rinascimentale, anche il genio bergamasco poté godere di una fama internazionale per via della sua bravura e creatività. Oggi scopriremo insieme un personaggio che ha segnato la storia dell’architettura europea, Giacomo Quarenghi.

Le origini del genio bergamasco

Nato nel 1744 a Capiatone, frazione di Rota Imagna, Giacomo Antonio Domenico Quarenghi non solo fu un celebre architetto e pittore italiano, ma anche uno degli artisti più amati dagli zar di Russia. Il padre, nobile notaio bergamasco, desiderava che il figlio proseguisse la propria attività, ma egli aveva altre ambizioni: la passione per l’architettura.

Fu così che l’architetto ebbe l’opportunità di trasferirsi a Roma per arricchire la sua formazione e ben presto cominciò a farsi un nome. All’epoca, Caterina II di Russia, detta Caterina la Grande, decise di avviare un nuovo piano urbanistico capace di rivoluzionare la città di San Pietroburgo. Grazie all’intervento del barone Friederich Von Reiffenstein, Quarenghi venne incaricato di innovare la città russa e di trasformarla in una nuova Roma.

Così l’artista italiano si recò in Russia con tutta la famiglia e lavorò per ben 38 anni alla corte degli zar.

Architettura bergamasca per il mondo

Tra le numerose opere realizzate da Giacomo Quarenghi a San Pietroburgo spiccano l’Accademia russa delle Scienze, il palazzo Jusupov, la Banca di Stato,  il palazzo Bezborodko e l’Istituto Smol’nyj per Nobili Fanciulle. Il richiamo allo stile classico è ben visibile nel teatro dell’Ermitage, che ricorda l’Olimpico di Vicenza o nell’Accademia delle Scienze, che mostra una lunga fila di colonne alla stregua di quelle dei tempi romani.

Ma l’architetto bergamasco non smise mai di progettare, disegnare e far costruire edifici anche al di fuori di San Pietroburgo. Ricordiamo per esempio il palazzo di Alessandro I a Karskoe Selo, il palazzo di Caterina a Mosca e il palazzo inglese a Peterhof (una delle sette meraviglie russe). Morto in Russia, nella città che divenne per lui una seconda casa, Quarenghi continuò a coltivare a distanza il suo amore per Bergamo e non perse mai i forti legami che lo legavano indissolubilmente alla terra natia e ai suoi amici.

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